domenica 10 gennaio 2010

Al cruciféss

Al cruciféss
Int la stanzia in dóvv mé a stròlg i
mî quî – a n vói brî§a ciamèrla “stûdi”
– in vatta al óss, là só pr âria, stramèz
a di arcôrd acumulè in tant ân, ai é un
vèc’ cruciféss da quâter góbbi, ón ed
quî ch’ai êra int äl scôl e int i ufézzi
póbblic. Defâti al le purté a cà mî
pèder, ch’al lavurèva al’Abadî (al
sbdèl Militèr) e mé a cradd che al fóss
stè un regâl dla mèder superiåura däl
sôr (qualli con al caplån bianc...).
La cråu§ l’é ed laggn ed fâz, tótt
tarulè, e al Crésst – un pôver Crésst ed
plâstica simil-marmo, cómm anc al
cartèl INRI – tänp indrî a l ho dstachè
par dèri una bèla §gurè, dâtosi ch’l êra
dvintè tótt naigher par la spurchézzia
acumulè in zincuant’ân ed sarvézzi.
Mé a i vói bän a cal pôver cruciféss
da pôca spai§a, brî§a parché al séppa
un sémmbol religiåu§ o un tstimòni
dla nòstra faid, mo parché al fà pèrt
dla mî cà, di mî arcôrd, pròpi cme quî
ch’ai êra a scôla, in vatta ala câtedra.
Int äl scôl comunèl, e la Scuola
Elementare Alberto Dallolio la n fèva
brî§a eceziån, prémma ed tachèr äl
leziån a gèven al Paternòster a cal
cruciféss atachè al mûr e i mî dû
cunpâgn ed religiån i§raeléttica,
Morpurgo e Lehmann, i n han mâi avó
gnént da dîr...
Adès, sta nôva lazz la stabiléss che
se par chè§o la figûra ed Ge§ó inciudè
int la cråu§ l’avéss da dèr fastîdi
(urtasse la sensibilità) anc såul a una
parså\na, bi§åggna tirèrla vî e stièvo.
Magâra st èter pâs al srà quall ed
pruibîr ed sunèr äl canpèn e brî§a
parché äl fan dal sgunbéi! Mé a n sò
se quasst al séppa giósst o democrâtic,
e la mî la n é brî§a una prai§a ed
pu§iziån puléttica o da fanâtic
religiåu§, tótt èter, però mé a cradd
ch’ai séppa arivè al mumänt ed fèr da
capîr che anc nuèter avän däl
tradiziån. Alåura mé, pr e§änpi, ai ho
murè int una néccia dal mî balcån una
bèla Madòna ed San Lócca ed
majòlica. Int l ingrès, pò, ai ho atachè
un èter ed chi quî ch’a vdèven int i
ufézzi póbblic e che pian pian i én
sparé: al quèder con só scrétta la
mutivaziån dla mdâja d ôr al valåur
militèr par la Re§istänza a Bulaggna.
Csa vlîv mâi fèri: mé a sån fât acsé,
a sån un inguarébbil nidarôl o, par
dîrel con pió eleganza, un ostinato
raccoglitore delle umane parvenze.

Fausto Carpani
Il Ponte della bionda, nòmmer 87

lunedì 4 gennaio 2010

Stipendi da leader, il neo presidente dell'Unione europea Van Rompuy a sorpresa batte Obama



ultimo aggiornamento: 04 gennaio, ore 13:31
Londra - (Adnkronos) - L'ex premier belga, che dal primo dicembre è stato nominato presidente della Ue, incassa ogni anno poco meno di 310mila euro, il presidente degli Stati Uniti 280mila

da: ADNKronos.

Chissà se almeno verserà i contributi al Bilderberg Group...

sabato 26 dicembre 2009

TRA LIBERTA' E IMPERIALISMO

Un recente studio, presentato ieri a Bruxelles ai sindaci delle maggiori città europee, dimostra che esiste un luogo di culto ogni 1840 musulmani. Come nei paesi islamici. E tra chiese e cristiani il rapporto è lo stesso.
Forse vale la pena di ricordare quanto, pochi giorni fa, ha affermato il Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo e Presidente della Conferenza Episcopale Bosniaca: “I petrodollari aiutano a costruire molte moschee e centri islamici e provocano un cambiamento di mentalità: contro il cristianesimo e specialmente contro i cattolici”. “A fine ottobre, il Ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha detto a Sarajevo che lo scopo della politica turca è la nuova ascesa dell’impero ottomano nei Balcani, come nel XVI secolo: nessuna voce in Europa e in America si è levata in segno di protesta. A Fiume e a Colonia si dà il permesso per costruire le moschee e questo è giusto, ma perché nessuno guarda a come vivono i cattolici a Sarajevo o in Turchia? Occorre affermare la reciprocità, non contro qualcuno, ma positiva, per il bene di tutti”.

Quando i salottieri europei, anche cattolici, la finiranno di chiudere gli occhi davanti alla realtà?
tratto da http://www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3329

mercoledì 23 dicembre 2009

EURODELIRIO

Proprio in questi giorni il ricorso presentato a maggio dell'Ong Cohre (Centre on Housing Rights and Evictions) contro il Governo italiano è stato accolto dal Comitato per i diritti sociali, organo del Consiglio d'Europa e quindi dell'UE.

Il ricorso in particolare si riferisce alle misure di sicurezza attuate del Ministro dell'Interno Maroni nel novembre 2006 e sulle successive introdotte nel maggio 2008. Il piano prevedeva nei fatti un censimento (si badi NON schedatura) dei campi rom, al fine di poter meglio indirizzare i provvedimenti di scolarizzazione dei minori (nel complesso circa la metà degli abitanti dei campi) e di inserimento lavorativo per i disoccupati.
L'Ong sostiene che tali misure "costituiscono un deliberato passo indietro e un fallimento nella risoluzione delle violazioni già riscontrate dallo stesso Comitato nel 2004 relativa al diritto alla casa dei rom e dei sinti in Italia" e che "la politica e la pratica di segregare queste comunità in ghetti di fatto nega loro l'accesso allo status legale necessario ad ottenere l'assistenza sociale". La ramanzina continua contro l'esecutivo, reo di aver fomentato una "politica xenofobica e razzista che ha nella pratica privato rom e sinti del diritto di opporsi contro sgomberi ed espulsioni".

Nella sostanza si tratta di qualcosa di già visto, un ennesimo avviso a tutti gli italiani: sappiate che non sono rom e immigrati a doversi integrare, voi piuttosto dovreste integrarvi a loro.
In fondo, l'elemento più importante che impedisce di classificare l'UE come Stato federale è l'assenza di un vero e proprio popolo. Come crearlo se non sopprimendo ogni localismo autoctono, anteponendo un ipocrita rispetto di facciata alla tutela delle nostre tradizioni.
Possiamo tuttavia sperare ancora che la questione si risolva in un nulla di fatto. Chi meglio di un italiano, memore della deludente politica così efficacemente sintetzzata da D'Azeglio ormai un secolo e mezzo fa, può sentirsi minacciato da questo "abbiamo fatto l'Europa, ora facciamo gli europei" ?

mercoledì 16 dicembre 2009

A TRAVAGLIO: IL CONTRADDITTORIO RIVELA CHI HA ATTRIBUTI E CHI NO

Post Flash relativo alla puntata di Porta a Porta del 15-12-09. Mentre in studio si discute delle reazioni politiche all'attacco subito dal premier Berlusconi, viene trasmesso un filmato di Marco Travaglio apparso sul blog di Beppe Grillo. Per ottenere chiarimenti, la redazione cerca di contattare il "giornalista" al telefono, ma questi si fa negare e anzi rifiuta di rispondere.
Questo limitarsi a (s)parlare tramite blog o Anno Zero, in assenza di un qualsiasi contraddittorio o per di più con tanto di pubblico da stadio pronto ad applaudire a comando, dice tutto sulla pochezza e la male fede di una persona evidentemente fragile quanto le sue tesi.

lunedì 14 dicembre 2009

IL VALORE DELLA COSTITUZIONE

Di modifiche tacite della Costituzione si può parlare anche con riferimento alla rafica di trattati internazionali che incidono sulle competenze costituzionalmente stabilite (...) In particolare l'istituzione dell'ordinamento comunitario, in quanto modifica le norme costituzionali in tema di esercizio della funzione legislativa e di monopolio statale della giurisdizione, e forse anche la forma di Stato dei paesi membri.
 prof. Giuseppe Morbidelli, "Diritto pubblico comparato" III ed.

In questo periodo di forti tensioni riguardanti procedura e merito di un'eventuale revisione della Costituzione, mi è parso strano il fatto che un atto giuridico rilevante come il Trattato di Lisbona sia passato "clamorosamente" sotto silenzio.

Migliaia di attivisti italiani si adoperano al fine di difendere la nostra Carta cercando di  salvaguardandone i valori nonostante questo piccolo dettaglio: la Costituzione è stata svuotata del suo originario valore.
Tutto ciò è stato possibile, fin dai primi trattati comunitari, attraverso una forzatura dell'art. 11 Cost, il quale consente limitazioni alla sovranità nel caso queste derivino dalla ratifica di un trattato. Per circa 40 anni il procedimento di europeizzazione si è svolto in modo blando, solo qualche anno fa sembrava ancora ben lontano dauna prospettiva di fatto federale. Questo anche a causa del dissenso spesso espresso dal corpo elettorale dei vari Stati membri , come nel caso della bocciatura della "Costituzione Europea" ai referendum tenutisi in paesi evidentemente più democratici del nostro come Francia e Olanda (in Italia vi fu l'approvazione per via parlamentare senza consultazione popolare) o più recentemente nel caso dell'Irlanda riguardo al voto sul Trattato di Lisbona.
La genesi di questo nuovo ordinamento così incisivo presenta analogie con la formazione dello stato canadese nel 1867 e presenta pertanto tratti anche evidenti di "federalismo concertativo", caratterizzato dall'iniziativa e  dell'azione delle élites politiche degli Stati membri, con la mancata consultazione diretta delle popolazioni interessate. I risultati di queste teorie sono stati deludenti, tanto che anche in Canada la concertazione federale è stata ormai superata.
I risultati in prospettiva europea sono a mio avviso preoccupanti, in quanto le élites politiche che agiscono sotto silenzio sono oggetto di attenzioni, in un contesto di globalizzazione come il nostro, da parte di lobbies finanziarie multinazionali che risultano particolarmente influenti sui governi nazionali, già indeboliti dalla montante crisi dello Stato democratico e del Parlamentarismo contemporaneo.
Che queste organizzazioni forse operino già, inducendo la noncuranza dei principali mezzi d'informazione rispetto a  temi così importanti?

martedì 8 dicembre 2009

NO B DAY, IL TRASH IN VIOLA

Recentemente, di preciso il 5 dicembre di quest’anno, l’Italia ed il mondo intero hanno potuto assistere ad uno degli eventi più inquietanti e per molti versi ridicoli dell’ultimo periodo: si tratta, naturalmente, del  “No Berlusconi Day”.
Chiarisco, non sono solito criticare aprioristicamente le manifestazioni di dissenso nei confronti del governo, indipendentemente dal colore politico di quest’ultimo.  Ma il teatrino che si è consumato nei giorni scorsi a Roma e in diverse altre città in ogni parte del mondo (ahimè, povera Italia sputtanata) è nei fatti qualcosa di ben diverso.
In primo luogo, e per inciso, questa non è certo stata una dimostrazione politica, in quanto non incentrata nella critica di questo o quel provvedimento del governo. Piuttosto, uno sterile piagnucolio che avrebbe voluto portare alle dimissioni del governo in carica. Sulla base di cosa? Questo sfortunatamente non si sa. Se lo si fosse chiesto ai manifestanti, di certo le risposte sarebbero state le più varie e fantasiose. Proprio questo è il comune denominatore delle più recenti pagliacciate dei simpatizzanti dell’asinistra. Sono contrari a Berlusconi a prescindere, non gli importa di rappresentare solo una minoranza in un paese dove la maggioranza dei votanti si è espressa a favore dell'attuale premier. Ciò che bramano è la sovversione, percepita quasi come un diritto. Abbiamo tutti potuto osservare questo fenomeno anche con le rivolte nelle banlieus parigine di qualche anno fa, ma la tendenza si è palesata, al di qua delle alpi, con la cosiddetta “Onda” studentesca contraria alla riforma Gelmini . Nel concreto, erano davvero pochi a conoscere seriamente la suddetta riforma, ma nonostante ciò un numero impressionante di studenti si era mobilitato in occupazioni e proteste. In fondo, se i genitori avevano avuto il loro ‘68, perchè non potevano averne uno anche gli studenti odierni? Poco conta, ai loro occhi, la mancanza di un motivo. Allo stesso modo, l’idiozia del No B Day tocca il suo apice nella riproposizione costante di immagini e discorsi riconducibili al film (peraltro orrendo) “V per Vendetta”, che tratta dell’abbattimento, da parte del popolo sovrano, di un crudele regime. Beh, ai pasdaran viola, ma anche agli organizzatori, in assenza di un despota, basta Berlusconi. Qualcuno lo dovevano pure trovare, loro, sempre pronti ad evocare la resistenza senza che ve ne sia necessità, a difendere la costituzione unilateralmente.
Ma come ha potuto questa deprimente dimostrazione di immaturità politica sfociare in una manifestazione del genere? Chi è che l’ha pubblicizzata esasperatamente? Chi l’ha gonfiata anche negli esiti effettivi (il corriere parlava, attenti tutti, di UN MILIONE DI PARTECIPANTI!)? La risposta potrebbe arrivare da oltreoceano.
I sospetti nascono quando della manifestazione esiste solo un abbozzo, allorchè qualcuno dei “misteriosi” organizzatori dell’allegra buffonata decide di caratterizzarla attraverso un uso marcato e ossessivo del colore viola. Tutto normale, a giudizio dei più.. non fosse che delle c.d. “rivoluzioni colorate” è stata nel frattempo portata a termine una minuziosa esegesi, certo non disinteressata, ma sicuramente non da cestinare.  I più maliziosi vedono chiaro, a differenza di altri, nella nebbia impenetrata che avvolge l’organizzazione dell’evento. Imbastire rivoluzioni (apparentemente) pacifiche è prassi della potenza egemone contemporanea, ebbene sì,  gli USA. A riguardo, inserisco il link di un articolo molto serio ed interessante, firmato Thierry Meyssan. Non proprio uno scemo, nè un reazionario accanito:
http://www.cpeurasia.org/?read=27615
Le colpe di Berlusconi? Non essersi allineato alla strategia geopolitica americana, magari per i suoi rapporti con il dittatore libico Gheddafi, magari l’essersi accordato con Putin per le forniture dirette di gas che tagliano fuori gli speculatori a stelle e strisce.
A conti fatti, motivi molto più sensati di quelli dei nostri rivoluzionari del sabato pomeriggio in tinta viola, che probabilmente fanno il gioco di chi sta sopra di loro.
Per chi fosse interessato nei dettagli, ecco chi potrebbe essere uno degli artefici di questi attacchi lobbistici alla nostra ormai virtuale sovranità.
http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2009/07/soros-guida-gli-attacchi-internazionali-contro-berlusconi.htm